Nove anni dopo l'uscita del libro, gli argomenti che espongo in Contro il management. La vanità del controllo, gli inganni della finanza e la speranza di una costruzione comune, Guerini e Associati, 2010, mi sembrano sempre più attuali.
Per i manager, il considerarsi agente di un principale, esecutore delle aspettative di uno shareholder, è un modo spesso troppo comodo di eludere le proprie responsabilità.
Nel corso di questi anni sono tornato varie volte sull'argomento.
Per esempio con l'articolo “Edward Bond e l’etica dell’immaginario”, Persone & Conoscenze, 66, febbraio 2011. E nell'articolo “Le automobili Fiat sono brutte perché Marchionne guadagna troppo. Ovvero: Estetica e globalizzazione. Luoghi, non luoghi e scelte del management”, Persone & Conoscenze, 68, aprile 2011.
Sono tornato sull'argomento più di recente, con l'articolo “Apprendere ad essere manager Con la guida di Heidegger”, Sviluppo & Organizzazione, 283, agosto-settembre 2018.
E ancora, con “Il ruolo del manager nell’impresa armonica. Dialogo tra me stesso e uno studioso cinico e pragmatico”; sta in AA.VV., Scritti seri e semiseri in onore di Claudio Baccarani, Giappichelli, 2018.
domenica 26 maggio 2019
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